Buongiorno lettori, siamo arrivati agli sgoccioli anche di questo blogtour di Il Respiro del Fiume di Carlo Vicenzi. Oggi è la tappa degli estratti e delle cards!
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"È amore se si è felici per una persona anche se la sua felicità non ci coinvolge, o almeno così mi hanno detto una volta. Non so che nome dare al sentimento che provai quel giorno, a vederlo all’imbocco di una strada che lo avrebbe portato dove avrebbe voluto, ma lontano da me. Perché non avrei voluto che la imboccasse. Non avrei voluto vederlo salire su quell’utilitaria e partire.
Ero abbastanza egoista da soffrire nel vederlo andare via, ma non abbastanza da chiedergli di restare. E così l’avrei perso per sempre.
Chi l’ha detto che la virtù sta nel mezzo?"
"In un palcoscenico fatto di fango e sabbia bagnata, circondato da una scenografia di foglie giovani, c’era un ragazzo dai capelli corvini, trattenuti da quello che aveva tutta l’aria di essere un cerchietto. Stava seduto su un ceppo e le sue braccia avvolgevano un violoncello, la mano destra che faceva scorrere l’archetto in movimenti sicuri e precisi, rapidi o lenti, tracciando la melodia. La mano sinistra danzava rapida sulla tastiera in un modo tale da confondere gli occhi ed estasiare le mie orecchie.
Questa musica è incredibile e triste, come un sogno di nostalgia.
Quelle parole si formarono nella mia mente in maniera spontanea, come se rappresentassero l’unico modo per descrivere ciò che sentivo. Mi avvicinai, cercando di fare meno rumore possibile. Quella melodia aveva qualcosa di irreale, come gli ultimi brandelli di un sogno meraviglioso subito dopo il risveglio.
Mi avvicinai ancora, senza mai distogliere lo sguardo dal musicista. I suoi occhi erano persi nel vuoto o forse nella corrente del fiume. Non battevo nemmeno le palpebre, tanta era la paura che, se avessi distolto lo sguardo, anche solo per un istante, quella scena fatata sarebbe svanita.
Chi sei, e perché la tua musica è così triste?"
"Sonia fermò la Smart al centro del parcheggio ghiaiato e suonò il clacson due volte. Salii in quella macchinina che non faceva nulla per far morire d’invidia il mio macinino.
«Neanche i più cafoni oggi strombazzano per far scendere una ragazza» le dissi allacciandomi la cintura. All’interno dell’abitacolo c’era odore di vaniglia, ma non c’era nessun deodorante: proveniva dall’enorme massa di ricci della conducente. Si era risistemata il cespuglio, che alla fine di ogni turno al ristorante sembrava perdere un po’ di vigore e volume. In quel momento lo vidi ergersi in tutta la sua gloria, tanto che per poco non occupava anche il mio posto sul sedile della Smart.
«Non hai idea di quello che possono fare i tuoi ‘più cafoni’. Una volta, a Capo Verde, un ragazzo per farmi uscire mi ha lanciato un ratto dentro la finestra del residence.»
«Se non altro sarai uscita molto in fretta.»
«Ci puoi giurare. Avevo messo la matita a un occhio solo e mi sono sbavata tutto il rossetto da un lato. Sembravo il Joker. Ma lui non ha riso e non mi ha preso in giro» sospirò, lo sguardo perso. «Jorge, che uomo dolce.»
«Sarebbe dolce uno che scaglia roditori in giro?»
«Mi conosceva così bene…»
«Allora? Dove mi porti?» chiesi, temendo la risposta. «Ti avviso che lo stress della giornata mi ha praticamente mangiata viva.»
«Perfetto» disse lei.
Ingranò la marcia, voltò quella scatoletta e partì a razzo lungo il viale alberato."
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Il Respiro del Fiume
Carlo Vicenzi
Romantico
Poco più di venti anni e un passato doloroso da lasciarsi alle spalle. Zoe ha bisogno di cambiare vita e ricominciare da sé e il piccolo agriturismo di un’eccentrica zia sembra perfetto. Complice una passeggiata lungo il fiume e una melodia nel vento, per Zoe inizia un’estate che non dimenticherà mai. Un nuovo lavoro come chef e amicizie sincere forse l’aiuteranno a recuperare fiducia nella vita e nelle opportunità che essa sa dare. E a credere che non esistono sogni irrealizzabili.
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